sabato 4 ottobre 2014

Dylan Dog - La Rinascita (?)

























Il rilancio di Dylan Dog è stato talmente pompato, che si fa quasi fatica a scorgere qualcosa che va oltre la grossa operazione di marketing, in cui chiaramente non c'è nulla di male anzi, se hai un prodotto in cui credi devi farlo conoscere a più persone possibile. E' anche vero però, che si può pure arrivare a vendere ghiaccio agli eschimesi, ma alla fine dei conti, fra le mani, ci resta sempre lo stesso, freddo e bagnato ghiaccio.
Ma bando alle metafore: Spazio Profondo segna, nelle intenzioni della Bonelli, il vero rilancio della testata Dylan Dog (anche se tale rilancio si chiuderà a primavera), anzi più che rilancio, viene definita una Rivoluzione, una vera e propria rinascita (come suggerisce il "bimbo" astrale nella cover)  ed io, seppur con seri dubbi, ero abbastanza fomentato dalla cosa, perché non compravo Dylan dal numero 300 e pure fin li mi ci ero trascinato a forza, ma purtroppo, dopo aver letto quest'ultima uscita, mi sono reso conto con grande rammarico, che tutto ciò che di Dylan è cambiato, è solo il modo in cui viene presentato al pubblico.
In sostanza, Spazio Profondo è una storia abbastanza sotto le righe, come le tante altre che hanno scritto la storia di Dylan dai 2000 ad oggi (e che per giunta mi ricorda il brutto film Pandorum) una storia intrisa di citazioni un po' troppo facilone, che neanche un ragazzino delle medie avrebbe il coraggio di fare ( la Uk-jagger? La Uk-Beckham? Si lo so, siamo una brutta società alla deriva che prende come esempi non più le menti eccelse, ma saltimbanchi e sportivi), salvata solo dal mai troppo citato/omaggiato/riconosciuto talento straordinario di Nicola Mari e da un coloring fenomenale. No davvero: Nicola Mari è strepitoso e non da oggi.
Comunque, il senso profondo della storia, che non è nemmeno troppo tra le righe, è soprattutto un'ammissione dell'autore: Dylan Dog è morto anni fa e quello che si aggira tra le pagine dei fumetti è solo un simulacro che crede di essere lui, ma che lo è solo nelle apparenze.
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