venerdì 26 dicembre 2014

Gone Girl - il cinema è morto

La cosa brutta di questo film è che si grida al capolavoro, il che vuol dire che si è perso del tutto il senso di cosa vuol dire fare cinema e raccontare. I vari Fincher e Nolan, ci hanno insegnato che basta una bella fotografia e un buon plot twist e nessuno si accorgerà  che la storia fa acqua da tutte le parti.
Gone Girl fa parte dei film che "dicono", quelli col regista che è meglio di te, che ti dice come va il mondo e che se ne frega se nulla è realistico in un film che invece  punta tutto sul realismo: eh beh, si vede che sei troppo poco colto per capire le sue finezze.
Qui però, purtroppo non ci sono finezze, solo un malcelato tentativo di scioccare e disorientare lo spettatore, il quale però abituato da anni ai più originali e disparati escamotage filmici, si rende subito conto che lo si sta prendendo per il culo.
Chi è la protagonista? Una scrittrice di fama, bella, bionda e genio del male, attrice fenomenale  (il personaggio, non Rosamunde Pike) meglio perfino di Al Pacino, che ti sa organizzare una messa in scena che neanche il miglior Kubrick, che manipola senza problemi persone, cose, animali neanche fosse il dott.Manhattan e a cui le cose durante il film vanno proprio nel modo in cui le devono andare per far quadrare la sceneggiatura e per far dire al regista "hey amico, il matrimonio è difficile! Le mogli sono tutte cosi sai?" certo David, sono tutte così, se ti sposi, tua moglie diventa il dott. Moriarty. Cmq, siccome sono pigro e non mi va di proseguire, mi fermo qui, perché già il personaggio della moglie basterebbe a sputare in faccia a scrittrice, regista e fans, e concludo dicendo solo che questo film può piacere ad un hipster, un fighetto, mia nonna e a chi crede che una sceneggiatura sia funzionale solo a se stessa. Insomma, bel pacchetto, ma vuoto all'interno. Ah poi il classico finale postmoderno in cui non ci sono ne buoni ne cattivi ma "è tutto un magna magna" è la ciliegina sulla torta. Il  cinema è morto

martedì 25 novembre 2014

Sonic Highways




La stima che ho per Dave Grohl come persona, è inversamente proporzionale al piacere che provo ascoltando i Foo Fighters. E Dave lo stimo davvero tanto, non solo perché "he was in the fucking Nirvava!" ma anche perché è uno dal cuore grande, pieno d'amore per la gente e per quello che fa e di tutto questo amore è pregno il progetto Sonic Highways, che è si, l'ultimo album dei FF, ma è soprattutto una serie tv/documentario a puntate che parla proprio della genesi di questo LP: ognuna delle 8 tracce è registrata in una città americana diversa, tra cui Los Angeles, Nashville, Washington DC e che te lo dico a fà, Seattle, dove ogni città è raccontata solo ed esclusivamente attraverso le interviste dei musicisti che hanno fatto la storia della musica americana, ma vi giuro che è raccontata con così tanto amore, che se in alcune puntate vi scappa una lacrimuccia, non abbiate paura, siete normali.
Ogni puntata si chiude con il video della canzone ispirata appunto dalla città in cui si trovano a registrare, ma se devo dire la verità, questa è la cosa più brutta di ogni puntata, perchè le canzoni dei FF sanno sempre di già sentito e i testi risultano troppo didascalici, mentre questa serie, seppur per nulla innovativa, ti lascia qualcosa dentro e il Dave regista mi piace molto.
Se sei un musicista, non puoi non amarla